Piemonte
ricetta gastronomia cucina
piemontese
Le migliori
ricette della tradizione
culinaria piemontese sono
raccolte in questo sito insieme
a un sacco di notizie sui vini
ei vitigni del Piemonte
La cucina
piemontese è una cucina ricca
di sapori e di storia. La
varietà del territorio
piemontese e del suo conseguente
clima ha prodotto una
differenziazione nella
gastronomia delle diverse aree
geografiche piemontesi.
Non solo la morfologia del
territorio ha prodotto una
cucina varia ma anche la
presenza, nei secoli scorsi, di
una popolazione suddivisa in
distinte classi sociali, ecco
allora che si possono
differenziare una cucina più
“popolana” e povera e una
cucina più ricca ed elaborata.
La cucina povera rispecchia in
tutto e per tutto il territorio
e le materie prime che questo
metteva a disposizione, mentre
la cucina più ricca, propria
delle corti e della nobiltà, ha
molte più influenze francesi,
essendo stato il territorio
piemontese per lungo tempo sotto
il dominio sabaudo.
Oggigiorno si denota un forte
interesse e un'efficace
promozione da parte della
popolazione piemontese della
cucina locale, tutto ciò si
manifesta nella volontà di
voler vedere riconosciuta l'alta
qualità non solo di alcune
materie prime ma anche di
prodotti tipici quali, per
esempio, il numero vastissimo di
produzioni casearie.
Ecco, allora, che si possono
trovare nell'attuale gastronomia
piemontese prodotti DOC e IGP.
Nell'affrontare la vastissima
gastronomia piemontese ci siamo
soffermati sulle province più
interessanti da questo punto di
vista.
La bellezza delle sue campagne,
dei laghi, delle montagne, delle
risaie, dei parchi, delle città
d'arte. La bontà dei suoi
preziosi tartufi e dei funghi,
dei suoi grandi vini e di tutta
la sua cucina che offre infinite
specialità costituite da piatti
nati "poveri", ma oggi
considerati invece raffinati.
Infine le innumerevoli feste
tradizionali paesane, gli
itinerari culturali, ma anche
eno-gastronomici, i prodotti
tipici, le manifestazioni, le
sagre.
CUCINA PIEMONTESE
Si sente sovente affermare che
l'arte culinaria è un pianeta
senza frontiere, luogo in cui le
regole non sono assolute e la
creatività, guidata da precise
conoscenze, diventa la norma
unica per una buona cucina. Ma
perchè allora, quando
percorriamo precisi itinerari
gastronomici ci accorgiamo di un
denominatore comune che
caratterizza quel particolare
territorio? Perchè, ad esempio,
le cucine locali e regionali
sono diverse tra di loro, e
perchè la ristorazione
piemontese, è diversa da quella
emiliana o laziale e altre,
ancor più da quella straniera?
La risposta è ovvia. La
gastronomia fa parte della
cultura di un popolo,
soprattutto della sua storia; ne
segue le vicende nel tempo,
lasciandosi anche cullare dalla
geografia del luogo,
dall'ambiente stesso che in ogni
caso scarica la sua parte di
suggestione. Dunque, soprattutto
è tradizione. Ed è questa a
dettarne le condizioni: un
fenomeno lento che si consuma e
perfeziona nel tempo, ammansito
o aggredito da eventi storici,
invasioni di popoli, povertà,
ricchezza, prepotenza di
signorotti che lasciavano ai
propri sudditi le parti meno
nobili degli animali macellati e
prodotti certamente non di prima
qualità. Sono questi gli eventi
che, nel loro risvolto positivo,
hanno provocato la nascita della
cucina povera e la sua
evoluzione, cibi oggi diventati
raffinati e rari, per ciò che
hanno dovuto e saputo fare abili
cuoche di famiglia, nel tempo.
Ricca di questi eventi, la
cucina regionale storica in
generale, vive oggi il suo
momento migliore, specialemente
in quei luoghi dove ricercatori
e appassionati, riprendono ed
elaborano antichi sapori
traendoli da consumate ricette,
pur perfezionate, se vogliamo,
per le variegate sostanze oggi a
disposizione.
CUCINA TIPICA PIEMONTESE
PRODOTTI TIPICI DEL PIEMONTE
La cucina piemontese affonda le
proprie radici nella tradizione
contadina. Una cucina di
ispirazione popolare quindi, ma
non per questo priva di eleganza
e raffinatezza. La varietà
degli scenari geografici
regionali ( risaie, laghi,
colline, monti) fornisce ai
cuochi locali una grande scelta
di alimenti base: da essi,
attraverso metodi di
preparazione anche complessi, si
ottengono piatti dal gusto
delicato e coinvolgente. Dal
colline del Monferrato, nel sud
della regione, provengono le
verdure, dall'Albese, il
rinomatissimo tartufo bianco. La
Bassa piemontese, ad est delle
Alpi, è la patria delle risaie.
Intorno a Novara e Vercelli si
coltiva uno dei più grandi
quantitativi di riso di tutta
Europa. Nei suoi terreni
acquitrinosi si trovano altre
prelibatezze della cucina
storica piemontese, quali le
rane, servite fritte od in
guazzetto e tutt'oggi uccise
davanti al compratore per farne
verificare personalmente la
freschezza, e le lumache,
condimento prelibato per vari
tipi di primi e secondi piatti.
Dal lago Maggiore e dal lago
d'Orta, a nord, provengono
specialità quali il pesce
persico ed altre prelibatezze
d'acqua dolce, mentre dalle
montagne arriva il sapore di
piatti forti a base di polenta e
castagne. Infine, dalle dolci
colline delle Langhe arrivano
vini tra i più famosi del
mondo, ottimi per accompagnare
il pasto.
Riso, carne e tartufi
La base riconosciuta della
cucina tradizionale piemontese
è senz'altro il riso. Da secoli
costituisce una fonte alimentare
decisiva per gli abitanti di
questa regione e la gente ha
dato vita nel tempo a mille
varianti di preparazione di
questo cibo; dal risotto
all'anatra a quello con lo
champagne e gamberetti. Simbolo
della città di Novara è la
Paniscia , piatto di riso con
verdure, lardo, fagioli, salame,
fegato di maiale e vino. A
Vercelli invece il riso si sposa
con i fagioli e con le rane
pescate nelle risaie, ma viene
servito anche con il gorgonzola
e con le lumache. Assolutamente
non trascurabile il rilievo
della cacciagione: fagiani,
lepri e pernici vengono
preparati in modi gustosi e
differenziati. Particolarmente
complessa la tecnica di
preparazione del civet, una
tipica variazione del salmì.
Per preparare la lepre in civet
bisogna impiegare ben cinque
giorni, necessari per la
frollatura della preda e la sua
lenta cottura. Altro pilastro
della cucina piemontese è il
bollito misto, vero e proprio
piatto del buongustaio, composto
da diversi tagli di manzo e
maiale lessati insieme in modo
da fondere alla perfezione i
propri sapori. E' di solito
accompagnato da salse saporite
quali il bagnet verde e quello
rosso. Un posto d'onore lo
meritano anche i brasati
splendidamente insaporiti
dall'ottimo vino piemontese.
Famosissimo il brasato al
Barolo, dove il manzo viene
accompagnato con erbe
aromatiche, verdure e lardo e
trova l'esaltazione finale con
l'aggiunta del vino più famoso
della regione. Citazione
d'obbligo, infine, per il
condimento più nobile, ovvero
il tartufo bianco, vero e
proprio orgoglio della cittadina
di Alba. I cercatori trovano
questo prezioso fungo nel
sottosuolo, nei pressi degli
alberi, e gli amanti della buona
cucina lo pagano letteralmente a
peso d'oro. Basti pensare che
può essere valutato dai due ai
quattro milioni al chilo. Ne
esistono circa cinquanta
qualità differenti, ma solo
dodici sono commestibili. La
raccolta è praticata anche
nell'Astigiano e nel Monferrato
ma è ad Alba che si trova il
più grande mercato nazionale e
dove si svolge da più di mezzo
secolo la fiera del tartufo. Il
tubero del tartufo bianco va
affettato in maniera molto
sottile e deve essere aggiunto
come tocco finale su vivande di
sapore tenue già cotte. Ottimo
sul risotto, le cotolette, le
uova.
I vini
Il segreto che ha reso
apprezzati in tutto il mondo i
vini rossi piemontesi è un
particolare tipo di vitigno, il
Nebbiolo dal quale si ottengono
prodotti dal gusto
inconfondibile. Celeberrimo il
Barolo delle Langhe, da
accompagnare a cacciagione ed
arrosti, leggermente più
delicato il Barbaresco preferito
per pietanze dal gusto
maggiormente sfumato. Da
menzionare anche la Barbera,
ottimo vino dal carattere
variabile e prodotto in
moltissime zone. Altro rosso
gradevole e leggero è il
Dolcetto, considerato non a caso
come il vino piemontese di
maggior uso quotidiano. E'
possibile trovare anche vini
bianchi particolarmente
gradevoli, quali il Cortese del
Monferrato od il Passito. Il
Piemonte però non è solo la
patria dei più grandi vini
italiani. Qui, dall'uva Moscato,
coltivata nelle campagne di
Asti, nasce lo spumante
probabilmente più bevuto al
mondo, denominato appunto Asti
spumante.
Acqui Terme
Sulle colline circostanti si
raccolgono ottimi tartufi
bianchi e funghi. Specialità
delle pasticcerie sono i
"baci" di Acqui.
Alba
La qualità degli ingredienti
utilizzati in cucina, la loro
freschezza e la particolare
sensibilità dei ristoratori
della zona, fanno di Alba una
delle città italiane di maggior
rilievo gastronomico. Simbolo
della città è il tartufo, a
cui ogni anno viene dedicato un
importantissimo e famoso
mercato.
Asti
Ad Asti si ritrova la cucina
classica piemontese, con qualche
specialità tipicamente locale,
come la cotoletta all'astesana
cucinata con fettine di tartufo
o la frittura mista
all'astesana, fritto misto di
carne con fegato, rognone e
punte di asparagi.
Canavese (Ivrea)
La gastronomia del Canavese
comprende diverse produzioni
tipiche, come i tomini di
Chiaverano, di latte di mucca o
quelli di Montaleghe, di latte
di pecora. Numerose sono anche
le specialità, tra cui il riso
alla canavesana, cucinato con
vari formaggi, il coniglio alla
canavesana, preparato in tegame
con patate e aromi e le
cipolline di Ivrea, sott'aceto,
famose anche al di fuori del
Piemonte.
Monferrato
La specialità delle pasticcerie
del Monferrato sono i crumiri,
tipici biscotti secchi a base di
farina bianca, farina di
granoturco, zucchero e vaniglia.
Monte Rosa
Specialità del luogo è il
miele del Monte Rosa.
Saluzzo
Nei ristoranti prevale, fra
varie specialità regionali, la
"quaietta" o
costoletta alla castellana: si
tratta di filetto di vitello
tagliato a sacca e farcito con
carne trita arrosto, formaggio e
tartufi. Tipici sono anche gli
gnocchi alla Val Varaita, con
fontina, stracchino e burro
fuso.
Torino
Come tutte le grandi città,
Torino ha assorbito le
tradizioni gastronomiche delle
zone circostanti senza
conservarne una propria.
Tuttavia non si può parlare
della Torino gastronomica senza
accennare ad alcuni prodotti
particolari, conosciuti anche a
livello internazionale, come i
giandujotti, celebri
cioccolatini che traggono il
loro nome dalla maschera
carnevalesca di Gianduja, o i
grissini torinesi, fragranti,
leggermente polverosi di farina,
tirati a mano uno per uno.
Vercelli
La gastronomia della città è
legata a due diverse
caratteristiche tipiche della
provincia: la pianura a risaie e
la collina pedemontana con
coltivazioni ortofrutticole e
pascoli. Alcuni piatti tipici
sono: brodera (riso bollito
irrorato con sangue di maiale),
machet (polenta con latte e
castagne), erbj con el salam
(piatto a base di asparagi
selvatici, salame, pancetta).
STORIA SULLA CUCINA PIEMONTESE
Se è vero che la cucina
piemontese è fra le più varie
e raffinate del nostro paese, è
anche vero che tale varietà e
raffinatezza non sono solo
dovute all'influenza della
vicina Francia,
paese riconosciuto ovunque per
la complessa elaborazione e
ricchezza della sua gastronomia
e che dal secolo XVIII detiene
il primato della cucina europea.
Quella piemontese è molto più
autentica avendo saputo
conservare intatti i buoni gusti
di una volta, le antiche
tradizioni strettamente legate
ai prodotti locali. Molte delle
ricette che compongono questa
cucina sono infatti di
ispirazione contadina, perché
valorizzano la freschezza dei
prodotti genuini della campagna
anche se - come vedremo - non fu
immune da influenze francesi. I
piemontesi sono per loro natura
sobri, ma altresì amanti della
buona tavola, quindi buongustai
ma non ghiottoni, hanno in altre
parole gusti semplici che hanno
consentito di conservare nel
tempo una cucina sincera,
gustosa e decisa nei sapori,
senza influenze legate a mode
che possono corrompere la
migliore tradizione. Detto
questo, è bene subito precisare
che i menù della gastronomia
piemontese sono molto ricchi e
articolati, formati da molti
piatti. Tutti i gusti e le
esigenze della tavola in
Piemonte possono essere
soddisfatti con prodotti tipici
della regione: dagli aperitivi,
agli svariatissimi antipasti, ai
sostanziosi e gustosi primi e
secondi arricchiti da vari
contorni, accompagnati dai
famosi grissini torinesi (les
petites baton de Turin di cui
era ghiotto Napoleone), dai
saporiti formaggi (di cui ben
otto sono D.O.C.), il tutto
seguito da dolci di fantasiosa
pasticceria: dal famosissimo
bonèt (= berretto) formato da
cioccolato e amaretti, alle
piccole bignole, ai pasticcini
raffinatissimi, al torrone alla
nocciola, al cioccolato di cui
ricordiamo il gianduja, che non
è certo il solo ed è ancora
molto diffuso in lavorazione
artigianale. Caratteristiche
distintive di questa cucina sono
fondamentalmente l'impiego
notevole del burro e del lardo
(che però dal secolo scorso va
diminuendo in seguito alla
scoperta del colesterolo), il
consumo di verdure crude, l'uso
del sanato (che è la carne di
vitello di pochi mesi nutrito
con solo latte, carne che si
trova solo in Piemonte e nella
Valle d'Aosta), la varietà dei
formaggi, l'uso piuttosto esteso
dei tartufi, l'uso attento
dell'aglio che ha dato origine
alla ormai famosa bagna cauda
mai uscita dal territorio
piemontese. Un alimento
distintivo della produzione
piemontese è il riso, anche se
la sua coltura riguarda una
particolare zona del territorio
piemontese: la pianura che si
stende a forma di mezzaluna da
Cuneo al Ticino, si apre oltre
la Dora Baltea e si allarga nel
Vercellese piatto e verde, una
terra ricchissima di risorse
agricole che ha trovato la sua
unità agraria nella coltura del
riso.
Si tratta di
una larga fetta di pianura che
comprende una cinquantina di
comuni e si estende per oltre
milleduecento chilometri
quadrati e che è stata definita
"la grande palude
artificiale". L'acqua,
dovunque presente, ne
costituisce la nota dominante,
la differenzia nettamente dai
paesi posti a nord e a sud,
anch'essi paesi agricoli, ma di
colline, con vigneti e boschi
ricchi di funghi e tartufi.
Questa omogeneità del
Vercellese ha potuto plasmarsi
soltanto grazie al lungo lavoro
di secoli e a opportuni
sfruttamenti dell'ambiente
naturale: qui l'uomo ha saputo
valorizzare la terra mediante un
lavoro metodico, costante e
continuo.
Guardando
dalle torri di Vercelli, si vede
un paese tutto
intersecato da lingue di
terra rese spesso più evidenti
da filari di pioppi, tra cui si
distendono a perdita d'occhio le
risaie con le loro acque
apparentemente morte come in
laguna. Nessun'altra regione in
Europa produce tanto riso quanto
questa: il Giappone stesso
ricorre ai raccolti del
Vercellese per sopperire al suo
fabbisogno interno.
Quindi il
titolo di "capitale del
riso" è per Vercelli un
titolo ben meritato. Nel
Medioevo il Vercellese era terra
di "grange", cioè di
franai, vaste fattorie agricole
in cui i monaci benedettini e
cistercensi fecero il fulcro del
loro lavoro di bonifica e di
valorizzazione. Da allora il
riso andò conquistando i primi
tratti di brughiera dissodata,
che i più antichi canali
stavano per la prima volta
dissetando: la risaia valorizzò
in tal modo sia le paludi sia le
"baragge",
determinando anche notevoli
movimenti stagionali di
lavoratori che provenivano dalle
terre povere della vicina
montagna. La coltura del riso si
adattava in modo particolare
alla natura dei terreni del
Vercellese, magri e pertanto
poco fertili per altre più
ricche colture; appunto per
questo - nonostante forti
opposizioni soprattutto nel
Cinquecento e nel Seicento - la
risicoltura andò espandendosi
grazie alla moltiplicazione di
canali e di rogge, che
sezionarono minutamente tutto il
territorio. La lunga epoca dei
canali irrigatori alla quale è
legata la valorizzazione di
questi terreni, doveva poi
essere coronata da un'opera
notevolissima: la costruzione
del Canale Cavour nel 1863,
destinato soprattutto ad
incrementare l'irrigazione anche
nel Novarese e nella Lomellina,
oltre che a migliorare
l'ambiente naturale del
Vercellese. Dunque gran parte
dell'economia agricola della
pianura piemontese riposa sulla
coltura del riso che nella
cucina piemontese soprattutto
cittadina occupa un posto
primario e trova moltissime
utilizzazioni. Citiamo ad
esempio l'insalata di riso alla
novarese il cui sapore è
affidato al tartufo; oppure il
risotto alla piemontese o la
brudera vercellese (a metà fra
risotto e minestra) o lo
sformato di riso; sono molte e
tutte ottime preparazioni che
dal Medio Evo si realizzano con
il riso che è alimento base
della zona produttrice Pur
avendo saputo conservare una sua
autenticità e avendo
valorizzato sempre i suoi
prodotti, fu inevitabile per la
cucina piemontese |